Benvenuti nella Città della Mistica.
Il termine mistica esprime l’esperienza profonda e sublime che la persona sperimenta con Dio. Una “Città della mistica” è molto preziosa perché in essa è possibile apprezzare ed approfondire questa condizione della vita spirituale. Il cammino della Chiesa lungo i secoli è arricchita dal contributo degli scritti di mistici che raccontano il loro incontro con Dio e gli aspetti che lo caratterizzano, lasciando un patrimonio prezioso per tutta la cristianità. Il vissuto mistico ha delle caratteristiche costanti, una fenomenologia ben precisa, una sua storia ed un suo linguaggio. Tutto questo sarà approfondito e valorizzato proprio in questa Città della mistica.
È Dio ad offrire per primo la sua amicizia ed a dare all’umanità la possibilità di unirsi a Lui in Cristo Gesù.
Questa esperienza coinvolge soprattutto il cuore del credente che è il luogo dell’incontro con l’Altissimo, il luogo dell’Alleanza.
La mistica è fondata sulla fede e celebra un mirabile cammino d’amore con Dio che ha profonde conseguenze nella carità.
EVENTI 2025
Le sessioni hanno come orario l’Ora di Roma. ( GMT+1 ).
Per partecipare, è necessario convertire l’orario al proprio fuso orario.
LUNEDI’ 13 GENNAIO ’25
ORE 19,00-19,30 ITA
ORE 19,30-20,00 ENG
LECTIO MYSTICA
Online
LUNEDI’ 20 GENNAIO ’25
ORE 19,00-19,30 ITA
ORE 19,30-20,00 ENG
MEDITAZIONE GUIDATA
Online
LUNEDI’ 27 GENNAIO ’25
ORE 19,00-19,30
ITA + ENG
PREGHIERA DEL CUORE
Online
LUNEDI’ 3 FEBBRAIO ’25
ORE 19,00-19,30
ITA + ENG
SPAZIO DEL SILENZIO
Online
1 MARZO -5 APRILE ’25
Corso
Edizione Italiana
LIBERTA’ INTERIORE
Online
DAL 5 AL 8 GIUGNO ’25
Ritiro
Edizione italiana
LIBERTA’ INTERIORE
Residenziale
Dimensione cristocentrica
Tenendo conto di quanto ci insegna la visione neotestamentaria, risulta che la dimensione cristologica o cristocentrica costituisce la discriminante rispetto alla mistica nelle altre religioni e in altri contesti culturali di orientamento monistico. Il mistico cristiano crede in Cristo Gesù quale via all’esperienza del mistero di Dio: è il Signore Gesù il punto di riferimento del suo itinerario di fede e della sua pienezza nell’esperienza di Dio quale mistero profondo della realtà.
Un modo mediante il quale la tradizione veterotestamentaria ha cercato di spiegare l’unione intima del credente con Dio è rappresentato dalla simbologia sponsale, presente nei Salmi e in particolare in Osea. La sponsalità può essere considerata uno strumento ermeneutico per capire quanto accade tra Dio che si fa incontro alla sua creatura e l’uomo che va incontro al suo Creatore. Non è espressione dell’eros dell’uomo ma dell’agape di Dio. La sponsalità è la categoria attraverso la quale l’uomo può comprendere l’amore dell’Altissimo. L’uomo, incontrato da Dio, va a Lui incontro. All’origine della simbologia sponsale c’è l’invito di Dio alla comunione intima con Sé rivolto all’uomo ma disatteso. Gesù è il Figlio per il quale il Padre ha preparato le nozze con l’umanità per ricostruire quel rapporto con Lui al quale essa aveva risposto negativamente a causa della sua disobbedienza (cf. Mt 22,1-14). Questa iniziativa amorosa di Dio Padre che dona all’umanità il Figlio come sposo, invitandola ad una comunione intima con Sé, permette all’uomo che accoglie il divino invito a nozze di partecipare al banchetto nuziale, figura di una comunione intima con Lui.
Nel corso della storia cristiana, ove sono sorte diverse esperienze di vita mistica e dottrine quali loro teorizzazioni, è stata mantenuta e onorata adeguatamente la dimensione cristocentrica, fondamentale e caratteristica per un’autentica esperienza mistica cristiana.
La teologia recente e attuale, come visto, ha ricuperato la visione neotestamentaria e sottolinea che la mistica cristiana deve essere mistica di Cristo e, in e per Lui, del mistero ineffabile di Dio, Padre invisibile che per Lui nello Spirito si comunica all’uomo. Ciò ci introduce alla considerazione della dimensione trinitaria della mistica cristiana come unione più intima del battezzato con le Persone divine.
Dimensione Trinitaria e Mariana
Lo Spirito Santo ha un ruolo fondamentale nella vita cristiana che include anche il rapporto con il Padre e il Figlio, perché con i suoi doni di vario genere illumina i credenti affinché giungano alla piena maturità del loro itinerario di fede mediante la percezione del significato profondo delle Scritture, rafforzandosi costantemente nella comunione con il Figlio e il Padre. Egli, come scrive San Paolo, abita in noi e “viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare e intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26) perché conseguiamo la pienezza dell’amore di Dio, quell’esperienza di intima comunione mistica con il Padre per Cristo che si traduce in una assimilazione più vitale degli insegnamenti di Cristo, per amare la sua persona in modo più fervoroso, per obbedire docilmente alla volontà del Padre, per compiere le più alte imprese sotto il profilo della carità verso i fratelli, per vivere in profonda sintonia con la Chiesa.
Nell’esperienza mistica il cristiano, docile all’azione dello Spirito Santo, si lascia amare incondizionatamente, come il Figlio, dal Padre, affidandosi alla volontà divina senza riserve e senza condizioni. Riempito del dono dello Spirito, esprime nella propria vita quotidiana il vincolo di unione con la Trinità mediante un vissuto teologale che cresce, offrendo al prossimo una testimonianza evangelica sempre più convinta ed efficace. In definitiva, sotto l’azione dello Spirito vive nella Trinità in relazione alla storia feriale come uomo nel quale risaltano in modo evidente ed esemplare le virtù teologali.
Nel contesto dell’esposizione della dimensione trinitaria riteniamo di aggiungere la dimensione mariana di un autentico percorso mistico cristiano. Grazie all’Incarnazione del Verbo Maria è intimamente legata al mistero delle Persone divine impegnate nella storia della salvezza. Il credente che, sotto l’iniziativa divina percorre il suo cammino di una sempre intima unione con Cristo non può non sentire la presenza di esempio di fede e di intercessione di Colei che lo ha donato agli uomini e che Gesù stesso nella persona di Giovanni ha donato come madre spirituale all’umanità (cf. Gv 19,25-27).
Dimensione Ecclesiale- Sacramentale
Tutta l’esperienza cristiana quindi va vista inserita nel vivo Corpo di Cristo che è la Chiesa, che esplica la sua funzione essenzialmente nell’annuncio della Parola e nell’amministrazione dei sacramenti. La Chiesa con la sua vita liturgico-sacramentale ha la funzione di mediazione perché il credente giunga alla pienezza della vita battesimale. Quindi anche la mistica cristiana ha una dimensione ecclesiale e ciò vuol dire che essa non va vista come un’esperienza individualistica o soggettivistica ma come realtà legata alla vita della Chiesa terrestre e celeste. Quanto il mistico sperimenta non è avulso dal tessuto comunitario, ma è pienamente inserito in esso, che ne favorisce la crescita. Nel contempo è tutta la vita della Chiesa a “nutrire” il mistico che attinge alla liturgia, ai sacramenti, all’insegnamento dei pastori, all’esempio dei santi.
La mistica cristiana, dunque, nasce e si sviluppa in una profonda e convinta comunione con la Chiesa, si nutre della sua vita e ne rappresenta perciò un’eminente e significativa espressione. Perfino la mistica monastica ed eremitica non è un isolamento dal contesto ecclesiale perché va a sostenere la vita spirituale dei fratelli bisognosi di orientare la propria esistenza a quei valori da essa espressi, quali il raccoglimento, la pratica dell’ascesi e la ricerca dell’unione intima con il Padre, per il Figlio nello Spirito Santo.
La mistica cristiana quindi è strettamente legata alla vita ecclesiale-sacramentale. Anche quando sono giunti all’intima fase unitiva con il Dio UniTrino, i mistici vivono la comunione con le Persone divine attraverso i sacramenti, anzi continuano ad attingere alla grazia sacramentale in modo ancor più convinto e fervoroso perché sono consapevoli che in essa trovano un nutrimento indispensabile a sostegno della loro intima unione con Cristo e con la SS.ma Trinità.
Dimensione Interiore-Operativa
La vita mistica è caratterizzata anche da una dimensione esteriore-pratica perché il suo dinamismo interiore si traduce in azione. La vicinanza di Dio, l’esperienza della sua intima presenza, stimola il credente a trasmettere quanto vive interiormente nelle opere che compie. Dalla mistica “sgorga” la testimonianza operativa del credente. Vi è un’unità radicale, dunque, nella vita spirituale tra mistica e impegno esterno. Il mistico è colui che cammina verso la perfezione battesimale, progredisce nelle vie della preghiera e della comunione con Cristo e riesce a trasformare in apostolato e carità fattiva quanto sperimenta nel suo mondo interiore. La vita mistica potenzia la capacità della pratica delle virtù nel fedele con il sostegno ineludibile della grazia.
Ogni uomo è chiamato all’unione intima con il Dio UniTrino anche attraverso le vicende, i bisogni e gli interessi della vita quotidiana che non lo soggiogano, ma che gli forniscono l’occasione per crescere in essa. L’amore dell’uomo deve svilupparsi in due direzioni: verso il Dio Trinità nella forma più alta, secondo il primo comandamento, cosa che si realizza nel mistico; verso i fratelli amati con l’intensità raggiunta nell’amore di Dio: entrambe le espressioni sono indice di un’unica carità, quella che il Signore raccomanda ai suoi discepoli e che promana dal Dio UniTrino, fornace ardente di amore.
Naturalmente la vita nuova che il Padre per il Figlio nello Spirito dona al credente rinnovandolo interiormente e nella sua vita pratica nel consesso degli uomini, sotto la spinta dello Spirito, si sviluppa e tende ad una pienezza raggiungibile in questa vita che poi troverà il suo compimento nella vita eterna. Un testo di San Paolo è molto prezioso anche riguardo: “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato” (1Cor 9,24-27).
Dimensione Escatologica
La tensione escatologica di una vita vissuta in intima unione con Cristo e le Persone divine si rivela del tutto logica se si considera che il cristiano che la sperimenta ha raggiunto un livello di vita spirituale tale che può essere considerato in certo modo un anticipo della comunione eterna con Lui. Il credente che perviene a questa fase della vita spirituale è decisamente orientato verso i beni eterni; non può essere altrimenti se diciamo che la mistica è pienezza della vita battesimale. L’evento mistico va ad alimentare la tensione verso la vita eterna in quanto rafforza nell’uomo la consapevolezza dell’amore di Dio manifestatosi in Cristo che è stato crocifisso per la nostra salvezza. Il credente è rinfrancato della presenza divina che avverte in sé in modo sempre più totalizzante ed è stimolato ad aspirare alla beatitudine eterna. Il mistico ha la missione di ricordare e testimoniare al mondo la gioia dell’unione intima con il Signore che è espressione di un cammino battesimale giunto ai vertici ed è via verso il premio riservato ai santi.
Il mistico perciò è colui che è costantemente teso verso la visione beatifica di Dio. Proprio perché sperimenta la presenza della SS.ma Trinità in un modo sempre più pieno e profondo, desidera unirsi al Dio UniTrino nella beatitudine eterna. Si tratta di un elemento tipico della vita mistica in base al quale il credente è animato dalla volontà di godere della divina consolazione nel Regno dei Cieli e sente forte la necessità di pregare per la salvezza delle anime. Inoltre, la speranza della vita eterna dà un senso anche al suo percorso di ascesi che, pur essendo impegnativo, prepara all’eterna comunione con lo Sposo divino e le Persone del Padre e dello Spirito. Ne consegue che ogni fatica del cammino la vive con serenità e pazienza proprio in vista della metà della vita eterna.
La teologia della croce, tipica della spiritualità di alcuni mistici, trova il suo fondamento nel premio eterno che Dio promette e per il quale ogni situazione di sofferenza non si rivela inutile. Mistica e tensione escatologica camminano di pari passo perché la prima aumenta il desiderio della beatitudine senza fine ed insieme con la seconda induce il fedele a dare un valore relativo ai beni di questo mondo, ad essere forte rispetto alle tentazioni, disponibile alla penitenza e favorevole al compimento di un itinerario ascetico.
Dimensione Carismatica
Per dimensione carismatica della vita mistica intendiamo qui quanto segue: la vita di fede e l’esperienza che l’accompagna non sono vissute dai credenti in modo omogeneo e uniforme, ma secondo una pluralità di aspetti, sensibilità e concettualizzazioni dovuti prima di tutto alla distribuzione sovrana dei doni che lo Spirito Santo concede alla Chiesa, poi anche ad altri fattori quali dati caratteriali, contesti culturali, sociali.
Per quanto riguarda l’azione dello Spirito Santo San Paolo insegna egregiamente: “Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (1Cor 12,4-11).
Quanto vale per la vita di fede deve valere logicamente anche per il grado più eminente di essa che si realizza nell’unione più intima con Dio sulla terra quale è l’esperienza, la vita mistica. Il Nuovo Testamento e la storia della spiritualità cristiana documentano questa pluralità e diversità. Gli studiosi parlano della teologia e della mistica di Paolo, della teologia e mistica di Giovanni e così via. Nel corso della storia cristiana sono sorte diverse scuole o tradizioni di spiritualità che, anche nel campo della mistica, si sono distinte per la loro peculiarità. Le spiritualità benedettina, francescana, domenicana, carmelitana ecc., con le relative esperienze mistiche, sono tutte espressioni della spiritualità cristiana, ma nella loro peculiare, originale forma carismatica.
La mistica è il vertice della preghiera, è il culmine del continuo dialogo-ascolto con Dio-Trinità che raggiunge le vette di cammino interiore. La vita mistica è il frutto di un itinerario spirituale nel quale si realizza una mirabile sinergia: da un lato Dio chiama ad una profonda ed intima comunione con Lui, concedendo luce e forza, e dall’altro la persona risponde con tutto il suo cuore e il suo impegno accogliendo i doni dell’Altissimo. Dio prende per mano e accompagna chi confida in Lui in un percorso d’amore crescente e totalizzante che si rivela in progressiva crescita quanto ad intensità e soavità. La vita mistica è alimentata dalla preghiera continua e dal desiderio di un’ascesi liberante e tonificante da parte di chi si pone in un cammino di sequela e di servizio. Silenzio e raccoglimento sono molto preziosi in questa pregevole dinamica interiore, della quale rappresentano la soave costante.
Articolo apparso nel volume
L. Bianchi-R. Di Muro (a cura di), In dialogo. Metodo scientifico e stile di vita, Dehoniane, Bologna 2020.
La parola contemplare, che significa guardare a lungo con stupore ed ammirazione, si compone di due parole: cum e templum. Cum vuol dire con ed indica simultaneità e contemporaneità, comunanza e unione. Templum esprime lo spazio celeste, la porzione di cielo che lo sguardo può contenere ovvero il tempio dedicato alla divinità. Le due parole, insieme, esprimerebbero il significato di abitare questo spazio celeste o il tempio. Chi contempla, grazie alla luce della propria fede, arriva a comprendere realtà profonde su Dio e sulla persona umana ed a desirare un legame sempre più intenso con Lui ed una carità più profonda.
I mistici hanno potuto raccontare la loro esperienza di Dio, di per se stessa inesprimibile, solo mediante l’uso di artifici linguistici quali il paradosso, l’ossimoro, la tautologia e la metafora. Per questa ragione vi sono molti punti di contatto tra la mistica e la poesia. Il poeta come il mistico avverte la necessità di trasmettere una propria esperienza, ma essa è difficile da codificare, da comunicare. Allora il linguaggio della poesia come quello della mistica è intriso di termino originali che seguono proprie logiche narrative e grammaticali. In genere, i mistici cercano di esprimere l’inesprimibile con un parlare da “innamorati” e non strettamente teologico.
La libertà interiore nell’itinerario mistico è considerato la fase preparatoria al cammino verso l’unione con Dio perché il credente si libera di tutti i lacci che gli impedirebbero di involarsi nell’incontro con l’Altissimo. Chi segue il Signore per arrivare all’unione con Lui è chiamato a spogliarsi da ogni attaccamento morboso a ciò che è materiale: questo genere di mortificazione apre la strada all’unione con Dio. Si tratta, dunque, di un vero e proprio cammino di ascesi, di abnegazione che si trova alla base di un vissuto mistico perché libera il cuore e la mente da ogni schiavitù.
La mistica è quindi un itinerario di ricerca di Dio, una missione speciale, un servizio particolare per la Chiesa che è portato a termine in modo retto nella completa lontananza da se stessi, nella disponibilità all’ascolto della la Parola di Dio. É un’esperienza di fede che corrisponde all’esperienza biblica di fede dell’Antico e del Nuovo Testamento. La mistica autentica dipende essenzialmente dalla qualità del consenso, dalla totale disponibilità al servizio, dalla volontà di donazione piena, dalla propria anonimità, dal rendersi perfetta trasparenza della Parola di Dio.
LIBERTÀ INTERIORE E MISTICA
Essa risplende nella vita di molte figure che hanno illuminato la vita delle Chiesa e dell’umanità con la dolce forza dell’unione mistica con Dio. La vita mistica è foriera di molte opere di carità perché chi la sperimenta si sente ispirato a dare il massimo per il prossimo attraverso gesti concreti e tangibili. Il mistico non resta semplicemente sul monte a pregare, ma offre il suo servizio ai fratelli ed alle sorelle.
L’unione con Dio avviene secondo l’analogia del fidanzamento e del matrimonio, secondo i modelli rappresentati dal Cantico dei cantici e dell’Alleanza che Dio ha voluto stabilire con il suo popolo e della quale troviamo traccia nell’Antico Testamento. A diffondere questo simbolismo sono stati soprattutto Bernardo di Chiaravalle, Guglielmo di Saint-Thierry ed i carmelitani Giovanni della Croce e Teresa d’Avila, dopo che già Origene e Gregorio di Nissa, tra i Padri, l’avevano utilizzato. L’uomo è chiamato ad essere tutt’uno Dio come lo sposo e la sposa costituiscono una cosa sola e sono in piena unità. In questo rapporto matrimoniale Cristo è lo sposo, mentre il fedele, desideroso di unirsi a lui e che diviene destinatario privilegiato della sua predilezione e della rivelazione dei suoi misteri, è immagine della sposa.
Il credente s’impegna, con tutte le sue forze, a donare la priorità assoluta nella sua vita al Signore che, dal canto suo, lo riempie dei suoi doni e della sua presenza trasformante e beatificante. S. Giovanni della Croce così esprime questo rapporto: “Nell’alto stato del matrimonio spirituale con grande facilità e frequenza lo Sposo manifesta all’anima i suoi segreti meravigliosi e la mette a parte delle sue opere, poiché l’amore vero e perfetto non sa tenere celato niente alla persona amata. Specialmente le svela i dolci misteri della sua Incarnazione e la via dell’umana Redenzione, che è una fra le più sublimi opere di Dio e quindi più gustosa per l’anima” (S. Giovanni della Croce, Cantico Spirituale A, 28, 1, Roma 1998, 934).
C’è un’altra tipologia, quella della mistica della luce divina che invade l’uomo e squarcia le sue tenebre. Nell’Antico Testamento Dio si è manifestato in diversi modi: illuminazioni, folgorazioni, visioni. Con l’avvento di Gesù Cristo é rivelata all’umanità la vera luce: questa è una costante degli scritti giovannei. Molti Padri, tra i quali, Clemente di Alessandria, Origene, Ilario di Poitiers, Gregorio di Nazianzo ed Agostino, hanno espresso questa teologia. Il mistico è in grado di comprendere meglio i misteri divini grazie al potenziamento da parte di Dio delle sue facoltà sensibili, intellettive e spirituali. É possibile godere della sua presenza e della sua amicizia mediante una luce e un’energia che promana da lui e che pervade la creatura. Nella Chiesa ortodossa detto genere di mistica è particolarmente conosciuto: attraverso la mistica luce è possibile scorgere la luce di Dio e codesto processo è favorito dall’intensità della vita di preghiera.
Anche i dottori mistici carmelitani esprimono questa teologia nei loro scritti ed in particolare s. Teresa d’Avila così si esprime a proposito delle illuminazioni sui divini misteri che il Signore concede a proposito dei misteri divini al fedele che viene invaso, in tutte le sue facoltà, dalla sapienza divina: “Avviene in tal modo da far credere che veramente lo spirito si stia separando dal corpo. Benché la persona non muoia, ha però dei momenti in cui ella non sa dire se si trovi o non si trovi nel corpo. Si crede trasportata per intero in una regione molto diversa dalla nostra, dove in una luce che non ha paragone con la nostra, le vengono mostrate cose così grandi che da sé non potrebbe immaginare, neppure lavorandovi intorno per tutta la vita. Perciò avviene che in un solo istante le siano spiegate un’infinità di segreti, dei quali ella non giungerebbe a conoscere la millesima parte, neppure se per ordinarli vi si affaticasse molti anni con l’immaginazione e l’intelletto” (S. Teresa di Gesù, Castello Interiore, VI, 5,7, Roma 1997, 890).
Un’altra tipologia è rappresentata dalla mistica dell’assenza. Si tratta dell’esperienza dell’assenza di Dio, dell’aridità, del deserto o della notte. Secondo s. Giovanni della Croce, questa è una fase di passaggio per pervenire alla comunione-unione con Dio. Il fedele, abbandonandosi alla sua azione trasformante e santificante di Dio, viene purificato nei sensi, nell’intelletto e nello spirito per essere pronto a riceverne la presenza. Per Dionigi Areopagita il cammino di unione con il Creatore è misterioso, segreto, nascosto e non convenzionale e non si può arrivare a questo stadio senza la necessaria deferenza, umiltà e purificazione. L’uomo progressivamente perviene alla divinizzazione del suo essere, in seguito alla notte dei sensi, dell’intelletto e dell’anima, pur non possedendo Dio in pienezza, visti i limiti delle sue capacità.
A tal proposito così si esprime s. Giovanni della Croce: “Chiamo notte quello stato in cui gli appetiti vengono privati del gusto in tutte le cose. Come quella naturale si ha quando viene a mancare la luce e con questa la visibilità di tutti gli oggetti, mancanza per cui la potenza visiva resta al buio e priva d’immagini, così la mortificazione degli appetiti si può dire notte dell’anima, poiché questa, rinunciando al gusto sensibile di tutte le cose, resta vuota e avvolta nelle tenebre” (S. Giovanni della Croce, Salita…, I, 3,1, Roma 1998, 19.
Un’ultima tipologia è quella della mistica contemplativa. Il vissuto mistico costituisce il frutto della preghiera che inizia in modo discorsivo e termina, nella fase contemplativa, come atto semplice. Qui il fedele è mosso dallo Spirito, da Lui rinnovato, totalmente inserito nel vortice dell’amore trinitario. L’orazione costituisce la base del cammino verso l’unione trasformante con Dio: essa pone l’uomo nella condizione di comunicare con il proprio Creatore e di purificare sempre più il dialogo con lui fino a conoscerlo sempre meglio ed essere in una comunione con lui sempre più profonda. E’ innegabile che il pregare svolga un ruolo di fondamentale importanza nella vita mistica, alla quale si perviene dopo aver sperimentato un dialogo con Dio progressivamente più intenso e perfetto.
Il mistico, dopo che ha vissuto le gioie della meditazione e le sofferenze dell’aridità, perviene ad un’orazione più profonda che è foriera di amore e di pace. I Dottori mistici carmelitani insistono sull’importanza dell’orazione e del raccoglimento per favorire la vita mistica. In questo modo il fedele ha la possibilità di congedarsi da ogni preoccupazione proveniente dal creato e di abbandonarsi a Dio ed alla sua azione trasformante. La disciplina spirituale, la pratica costante della preghiera, il raccogliersi in luoghi solitari creano i presupposti per l’unione mistica e la rafforzano quando si è verificata. Una intensa vita di orazione rende capaci di corrispondere prontamente alle ispirazioni che provengono dall’Altissimo.
I fenomeni straordinari hanno un valore importante, ma non rappresentano la totalità della vita mistica.
Essa ha nella comunione intima, trasformante e totalizzante con Cristo il proprio centro, il proprio cuore.
I mistici cristiani sono battezzati che raggiungono una notevole maturazione spirituale.
Non sono persone eccezionali, bensì credenti che si affidano fino in fondo all’amore misericordioso di Dio-Trinità.
L’AMOROSA E MISTERIOSA COMUNIONE DEL CRISTIANO PREFETTO CON DIO, CHE CAUSA NELL’ANIMA UNA SPECIALE CONOSCENZA
(ANCILLI)
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