Questo contributo è un capitolo del volume TEMI DI VITA SPIRITUALE di Raffaele Di Muro (Roma 2020).  

Spiritualità e fenomeni mistici

                                           

Con il presente contributo intendiamo evidenziare il ruolo dei fenomeni mistici alla luce delle impostazioni teologiche e magisteriali[1] 

Un tempo la mistica si identificava con gli eventi di portata straordinaria. Lo “storico” manuale Teologia della perfezione cristiana di Royo Marin[2], ad esempio, fa coincidere il vertice della vita spirituale con l’accadere di eventi prodigiosi nel cammino del credente. Il mistico autentico, ossia il credente maturo spiritualmente, era considerato colui che dimostrava di sperimentare visioni, levitazione, apparizioni o locuzioni interiori. Oggi l’ampia bibliografia che tratta queste tematiche è ancora di questo avviso? Quale la posizione del Magistero? Quale ruolo hanno queste manifestazioni nella spiritualità del cristiano che le sperimenta? Cercheremo di rispondere a questi interrogativi nel seguente elaborato che, organizzato in quattro paragrafi (- Il valore dei fenomeni straordinari della vita mistica; – Elevazione della potenza dell’uomo; – Esempi di fenomeni mistici integrati nella spiritualità del credente; – Alcuni significativi esempi dei mistici), si propone di sondare quanto teologi e testi dottrinali esprimono sull’argomento, fornendo conclusioni significative.

I. Il valore dei fenomeni straordinari nella vita mistica

Partiamo anzitutto dalla definizione di “fenomeni mistici”, offerta dallo studioso A. Gentili. Essi possono essere definiti come  

“quegli esiti paranormali, preternaturali o soprannaturali che accompagnano l’esperienza mistica e costituiscono una modificazione degli stati di coscienza – vengono per l’appunto definiti «stati mistici di coscienza […] in cui si ha una visione nelle profondità delle verità, non sondate dall’intelletto discorsivo» (W. James, Le varie forme dell’esperienza religiosa, Brescia 1998, 327-328).”[3]

Abbiamo da poco lavorato alla realizzazione del Dizionario dei Fenomeni Mistici Cristiani e abbiamo raccolto tutta la casistica legata agli eventi straordinari che caratterizza la vita mistica.[4] La definizione appena proposta ci pare quella più adatta a rappresentare questo genere di situazioni che possono far parte del cammino del credente. In passato queste manifestazioni erano considerate fondamentali, imprescindibili per definire autentico un vissuto mistico.

Infatti,

“La teologia tradizionale ha individuato le seguenti caratteristiche di un’esperienza mistica che vanno a sottolineare la straordinarietà di questo genere di vissuto cristiano: la percezione di Dio immediata o in certo modo immediata, la certa convinzione dell’oggettività di quanto viene sperimentato, la gratuità dell’esperienza, la passività o attività ricettiva che caratterizza l’atteggiamento del mistico. La presenza intima del Dio trascendente consiste nella comunicazione di Sé e dei suoi misteri in una nuova modalità rispetto a quella ordinaria data nella vita di fede. Al mistico Dio si rivela in modo gratuito e improvviso, senza che questi abbia preparato o immaginato tale esperienza. Egli vive un’esperienza della presenza di Dio progressivamente più profonda, sino ad arrivare ad una comunione intima con Lui. Tutto ciò gli consente maggiore costanza, determinazione e perfezione nella pratica delle virtù. Un’altra caratteristica dell’esperienza mistica, sottolineata dalla teologia tradizionale e dalla filosofia del linguaggio, è l’ineffabilità, perché l’uomo comunica con il Trascendente assoluto e le sue facoltà si trovano nell’impossibilità di descrivere questo vissuto mediante concetti, tanto da indurlo ad esprimersi attraverso un linguaggio simbolico e paradossale. Solo per simboli è possibile esprimere quanto il mistico ha vissuto a contatto con il mistero divino, che, comunque, resta sempre ineffabile”[5].

“In tempi recenti la teologia ha operato un recupero dell’esperienza mistica e della nozione di mistica, riportandole nell’ambito dello sviluppo ordinario della vita cristiana, conseguentemente “sganciandola” dalla presenza di doni straordinari riservati a pochi individui e riferendola ai doni della grazia divina e dello Spirito Santo concessi ad ogni cristiano. Questa visione è espressa con chiarezza nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che, per quanto riguarda la mistica, così insegna:

Il progresso spirituale tende all’unione sempre più intima con Cristo. Questa unione si chiama “mistica” perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti -‘santi misteri’- e, in Lui, al mistero della Santissima Trinità. Dio ci chiama tutti a questa intima unione con Lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie speciali e segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti.”[6]

Da questa affermazione consegue che

“La mistica cristiana è il raggiungimento della maturità nel vissuto battesimale da parte del credente in forza della grazia divina. L’esperienza mistica inizia il suo percorso di vita teologale con il battesimo, si sviluppa mediante i sacramenti della cresima e quello dell’eucarestia e i doni dello Spirito che la portano ad una sempre più intima unione con il Signore e le permettono di pervenire ad una conoscenza affettiva profonda e viva della presenza e dei misteri divini, essa avviene sempre nella fede e nella comunione ecclesiale. Ne consegue che l’unione mistica con Dio è espressione di un cammino di conversione e santificazione che matura in una comunione intima e profonda con Dio nell’esercizio della fede, speranza e carità […]. Il mistico si dedica alla pratica della vita teologale. Egli è radicato nell’oggettività cristiana ed è alimentato da essa. Quanto egli sperimenta non è slegato dalla realtà del cristianesimo perché è pienamente inserito nell’economia e nell’oggettività cristiana e mai ne rappresenta il superamento. Il suo linguaggio è sempre quello della fede anche se può avere caratteristiche diverse da quello del dogma, della predicazione o della teologia in genere. La mistica cristiana suppone sempre l’alterità di Dio con il quale, in accordo alla rivelazione cristiana, l’uomo è chiamato ad intessere un rapporto di profonda e totalizzante comunione senza rinunciare alla mediazione della fede.”[7]

“La mistica non coincide più con la realtà dei fenomeni mistici, ma con l’unione profonda che si instaura tra Dio e l’uomo. Si tratta del raggiungimento di un ragguardevole livello del cammino battesimale, risultato di una comunione sempre più intensa con Dio-Trinità. I mistici sono cristiani che pervengono alla maturità della dimensione teologale, che è frutto di una capacità di conversione sempre più elevata ed evidente. In questo contesto e secondo questa visione, l’evento soprannaturale è un “accidente” e non il cuore della vita mistica.”[8]

Ci sono molti santi che non hanno sperimentato fenomeni mistici ed altri in cui se ne sono manifestati in abbondanza: ciò dipende dal loro significato nella vita e nel cammino di chi li sperimenta, dal progetto che Dio nutre e manifesta nei confronti dell’uomo. Le esperienze straordinarie vengono comunicate perché siano un segno per tutti i credenti o per tutta l’umanità: esse sono donate sulla base di un preciso disegno divino, non solo nei confronti di chi vive questo genere di vissuto. I segni straordinari, seppur non determinanti ai fini della santità, sono parte del piano salvifico di Dio, il quale, adattandosi alla natura umana, manifesta la sua prodigiosa azione.[9]

Il problema è quello di individuare di quale natura siano gli eventi eccezionali che l’uomo sperimenta, poiché potrebbero essere frutto di patologie o addirittura di origine diabolica: occorre molta prudenza nel valutarli. Generalmente essi sono da considerarsi autentici se ben integrati nel cammino di conversione e sono il frutto di un itinerario di santificazione. L’umiltà e la riservatezza del mistico, la sua totale adesione al Vangelo, alla dottrina della Chiesa e al Magistero depongono certamente bene. È sempre positivo riscontrare questi atteggiamenti virtuosi perché permettono il manifestarsi di Dio e alla creatura umana di non vivere vana esaltazione o protagonismo. Le virtù del mistico rappresentano un’importante verifica circa la bontà dei segni straordinari. Inoltre, la secolare esperienza della storia della mistica, costituita dalla spiritualità di tanti fratelli e sorelle riconosciuti universalmente mistici, ha determinato una casistica varia e precisa, che permette un sereno orientamento nella valutazione di questi fatti non comuni nella vita dei credenti.[10]

II. Elevazione delle potenze dell’uomo

I fenomeni mistici, secondo l’attuale valutazione della teologia e del Magistero, vanno integrati in un vissuto spirituale nel quale risaltano non come conseguenza della loro straordinarietà, ma perché rappresentano la manifestazione, l’espressione di un vissuto interiore giunto a maturazione.

Infatti,

“Questi fenomeni rivelano le potenzialità della natura umana (e perciò li vediamo comuni a tutte le tradizioni spirituali e sapienziali) e, nel caso specifico dell’esperienza cristiana, rimandano alla capacità obbedienziale della creatura, in quanto sotto l’influsso della grazia vengono sviluppate inclinazioni e attitudini insite nella persona plasmata da Dio, e che rimarrebbero sepolte se non intervenisse una forza dall’alto. Si tratta quindi di “energie” ridestate e riversate a un tempo negli esseri umani. In altri termini, i fenomeni mistici indicano in quale misura l’azione gratuita di Dio sia in grado di sviluppare delle attitudini e delle inclinazioni insite nell’uomo da lui creato. Possiamo affermare di conseguenza che nei mistici il soprannaturale si fa “naturale” (secondo la legge dell’Incarnazione) e il naturale è assunto nel “soprannaturale” (secondo la legge della divinizzazione). Ed è simile sovrapponibilità tra il dato teologale e l’inveramento esistenziale a illuminarci sulla natura e il significato dei fenomeni in ambito cristiano. Nei mistici e nelle mistiche si rende manifesta una progressiva spiritualizzazione della persona, il cui centro di gravità si sposta dalla dimensione “grossolana” (“carnale”, “psichica”), a quella “sottile” (“pneumatica”).”[11]

 

In sostanza, si verifica una sinergia tra la grazia di Dio e la crescita delle facoltà umane in conseguenza alla realizzazione di un cammino di conversione che raggiunge un livello elevatissimo. A. Gentili parla di “spiritualizzazione” delle capacità umane, cioè dell’elevazione delle potenzialità dell’uomo che vengono sviluppate e valorizzate dalla grazia divina, che affina ed amplia le capacità umane, progressivamente sempre più in grado di percepire e rivelare la dimensione del soprannaturale.

“La serie dei fenomeni che ne accompagnano rimanda a esperienze di levitazione, di bilocazione, di chiaroveggenza, di telepatia e conseguente telecinesi, di sopravvivenza di norma unicamente legata al cibo eucaristico, di vistosa riduzione del sonno e, infine, di incorruttibilità cadaverica, in merito alla quale va ricordato come tale fenomeno presenti una complessa casistica e, a volte, sembri irreversibile mentre altre volte risulti transitorio. A proposito delle transverberazioni non va dimenticato l’analogo fenomeno della sostituzione dei cuori, che rese tra l’altro celebre s. Caterina da Siena e che costituisce la “figura” più eccelsa di cosa comporti il legame con Cristo e l’assimilazione a lui. Non minore interesse suscita il fenomeno della stimmatizzazione interna, parallelo a quello della stimmatizzazione corporea come comunemente si presenta nei santi. Classico il caso di s. Chiara da Montefalco. Anche a questo proposito, la traccia addirittura fisiologica della Passione di Cristo dovrebbe persuaderci di quale coinvolgimento possa essere segnata la meditazione, non puramente intellettuale dunque, ma vissuta della Passione del Signore.”[12]

In molti mistici, ad esempio, l’attrazione verso il culto eucaristico diviene così totalizzante e rilevante da provocare una serie di fenomeni che determinano un cambiamento nella struttura psicofisica che conferisce sempre più spazio a questa tensione verso il Sacramento, nonché una sempre migliore comprensione di misteri divini che, progressivamente si svelano per l’edificazione dell’intera realtà ecclesiale. In molti personaggi della storia della spiritualità della Chiesa l’amore verso il Crocifisso diventa così grande, che sfocia nella condivisione degli eventi della Passione. La stimmatizzazione in S. Francesco, ad esempio, non rappresenta una manifestazione avulsa rispetto al suo vissuto: essa è la risultante di una carità verso il Cristo sofferente che raggiunge la piena maturità. Si verifica, dunque, una sorta di assimilazione al Signore, che, a sua volta, si manifesta in un modo nuovo e con modalità che alterano e sconvolgono l’ordinaria dimensione psicosomatica dell’uomo.[13]

La contemplazione svolge un ruolo molto importante perché conduce l’uomo ad immergersi nei divini misteri, coinvolgendolo al punto di riviverli nella sua persona e nella sua personale esperienza di fede. Soprattutto in ambito femminile, ad esempio, l’amore verso Gesù Cristo raggiunge un trasporto così elevato da generare la dimensione sponsale della vita mistica. L’intensità dell’unione con il Signore perviene ad uno stato così elevato che solo la metafora matrimoniale può rappresentarlo.[14]

Giova ricordare che il cammino dei mistici avviene in un contesto ecclesiale, una comunità che essi arricchiscono con le loro intuizioni e la loro esperienza, laddove si sono già nutriti alla fonte della Parola e dei Sacramenti. La vita sacramentale ha un grande valore per loro, che in essa trovano un ineludibile punto di riferimento. La dimensione mistica si caratterizza, inoltre, per il suo carattere pratico-operativo, cioè dal suo produrre effetti concreti sul piano ascetico e missionario. Chi vive questa fase del vissuto spirituale non resta sul monte a pregare, ma contribuisce in modo significativo al miglioramento dell’ambiente sociale in cui vive, anche attraverso la propria significativa nell’ascesi. I fenomeni straordinari fanno da sfondo a queste peculiarità, evidenziando la ricchezza della vita interiore, non costituendone il fondamento.[15]

 

III. Esempi di fenomeni mistici integrati nella spiritualità del credente

  1. L’apparizione[16]

Le apparizioni hanno lo scopo di trasmettere un insegnamento o di conferire una grazia personale (ad esempio, la gioia interiore o la consolazione) a chi le riceve. Inoltre, la loro funzione è quella di dichiarare una vocazione e di esplicitare una missione. Esse possono essere di tipo materiale, immaginativo e intellettivo. Il primo caso si verifica quando la manifestazione straordinaria è percepita dai sensi esterni, il secondo quando essa è resa presente ai sensi interiori, il terzo se è investito soltanto lo spirito. L’apparizione può essere pertanto oggettiva o aver luogo attraverso una visione interiore, mediante il cuore; può altresì essere uditiva, mediante locuzione sonora, interiore e intellettuale. Risultano anche apparizioni tattili nelle quali i veggenti toccano l’apparizione. Spesso i luoghi delle apparizioni coinvolgono anche la componente olfattiva attraverso il profumo di incenso, di rose o di altri fiori. Perché un’apparizione possa essere considerata autentica è necessario che sia valutata sotto i profili storico, ontologico e teologico. Si verificano, cioè, altri fenomeni simili del passato e si opera una valutazione del contenuto secondo i parametri offerti dalla teologia e dalle conoscenze filosofico-scientifiche sull’uomo. La Chiesa, infatti, nei confronti delle apparizioni applica la virtù della prudenza poiché la visione di ciò che non è solitamente visibile è soggetta ad illusione. Esse non dipendono dalla rivelazione divina, bensì dal discernimento, per questo motivo non costituiscono un dogma, ma il loro riconoscimento viene posto nei termini di un consiglio a cui i fedeli possono credere o meno, senza commettere un peccato. Inoltre, si posizionano ad un livello piuttosto basso di conoscenza dal momento che la componente sensibile non eleva la qualità della comunicazione. Va anche sottolineato che questo fenomeno fa parte dell’esperienza mistica del credente e non va confuso con patologie della psiche, che potrebbero portare ad allucinazione, delirio, esaltazione ed eccitazione isterica, che nulla hanno a che vedere con un’autentica esperienza spirituale. Pertanto i criteri da considerare perché l’apparizione venga riconosciuta come autentica riguardano la conformità alla fede e alla morale, l’equilibrio e la sincerità dei veggenti, il disinteresse verso un profitto, il loro stato di grazia. Si comprende, dunque, come la testimonianza di vita, la cura della preghiera ed il cammino di fede di chi sperimenta questo tipo di manifestazioni rappresentano una garanzia circa la loro autenticità e vanno sempre prese in considerazione.[17]

  1. L’estasi[18]

Il fenomeno ha un’origine soprannaturale e non va confuso con patologie di carattere psicosomatico molto simili nella manifestazione esterna. Tuttavia, questa condizione può avere anche una causa preternaturale o diabolica. In concreto, si verifica una sorta di uscita dal corpo da parte dell’anima, per cui si ha una temporanea perdita delle facoltà motorie e il fisico prende una leggerezza ed un’agilità mai provate. In genere, si ha un sopore soave e progressivo, che giunge al non controllo dei sensi ed alla realizzazione di una comunione con Dio molto intima e mai provata.  La grazia divina illumina l’intelletto su questa forma di unione ed i suoi contenuti. Tale genere di esperienza può essere associata alla visione, alla levitazione ed alla stimmatizzazione. Quando l’estasi si materializza in modo repentino assume il nome di ratto. Inoltre, avendo carattere soprannaturale, non deve essere scambiata con similari manifestazioni di altre religioni, che provocano questo particolare stato dell’uomo con pratiche specifiche. Nel profetismo sovente si verifica questo fenomeno, visibile anche in altri libri biblici, quale, ad esempio, l’Apocalisse. Dionigi Areopagita parla di questo tipo di manifestazione, che, tra l’altro, fa parte del vissuto di alcune eminenti figure della storia della mistica, come Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, Pio da Pietrelcina e altri famosi santi. Anche Agostino, Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso d’Aquino si occupano di tale itinerario spirituale. Generalmente la durata è breve, ma in alcuni personaggi la frequenza è molto elevata. Si può notare che l’evento rappresenta l’espressione di una matura condizione spirituale e del conseguimento di uno stato di stretta unione con Dio. Non si tratta di un fatto accidentale, ma di una realtà propria di chi è pervenuto ad un cammino mistico ragguardevole.[19]

3. La levitazione[20]

L’elevazione da terra caratterizzante questo fenomeno avviene progressivamente. Le tappe sono generalmente tre: l’estasi ascensionale, la sospensione e l’estasi progressiva. Tale evento straordinario richiama quello dell’agilità ed è solitamente accompagnato dall’estasi e dalla visione. Non va confuso con situazioni simili, che possono verificarsi nelle sedute spiritiche o in manifestazioni illusionistiche. Va evidenziato che, talvolta, esso può essere di origine diabolica. La levitazione non rappresenta la garanzia di una santità già ottenuta, ma rivela che il credente sta realizzando un percorso spirituale davvero significativo. In questo campo fervono gli studi teologici e psicologici, soprattutto nel tentativo di fare chiarezza e di collocare questo singolarissimo fatto mistico all’interno di un autentico cammino di fede, sgomberando il campo da fanatismo ed illusioni. Nella storia della mistica molti sono i personaggi che hanno goduto di questa manifestazione divina. Come vedremo, si tratta di figure di notevole spessore, le quali raggiungono le vette dell’itinerario di fede, grazie ad un forte impegno ascetico. In modo particolare, ricordiamo S. Giuseppe da Copertino, definito per questo «il Santo dei voli». L’illustre francescano, al cospetto di un’immagine sacra o quando sente nominare il nome di Cristo e di Maria, è solito librarsi in aria, realizzando dei veri e propri voli estatici. Sovente levita fino a raggiungere l’oggetto di devozione. In virtù di questo dono, egli trascorre quasi tutta la vita religiosa «protetto» dalla Chiesa. Infatti, vive “recluso” nei conventi di Assisi ed Osimo, al riparo dal fanatismo della gente. Altri illustri personaggi fanno esperienza della levitazione: S. Teresa d’Avila, S. Francesco Saverio, S. Pietro d’Alcantara, S. Giovanni della Croce. Nel vissuto di questi santi, la levitazione è abbinata al rapimento estatico.[21]

  1. La glossolalia[22]

La glossolalia consiste nel pronunciare suoni che apparentemente hanno somiglianza con un certo idioma. Nella realtà, però, non sono provvisti di alcuna struttura, né di alcun signi­ficato determinato. Si ha l’impressione che le corde vocali degli individui che ricorrono alla glossolalia siano dominate da un potere a loro estraneo. Essi parlano, cantano, urlano in maniera notevolmente difforme dal consueto. Si tratta di un modo di esprimersi del tutto incomprensibi­le, ma che dà l’impressione di somigliare, nella cadenza, a qualche lingua straniera. Questo fenomeno viene spiegato con l’assunzione di movimenti automatici suggeriti dall’inconscio o dalla emotività. Sembra appunto che la glossolalia si basi principalmente su motivazioni affettive. In epoca più recente v’è stato chi ha affermato di avere assistito di persona alla preghiera, alla profezia o al canto in lingue, o di aver sperimentato personalmente il fenomeno. Quest’ultimo ha assunto particolare importanza nel determinare alcuni tratti del movimento pentecostale e del movimento carismatico: la convinzione che i doni degli apostoli continuino a persistere nel mondo moderno forma, infatti, un punto fondamentale della dottrina pentecostale e carismatica. L’opinione che la glossolalia sia una manifestazione autentica dello Spirito Santo è tenuta in gran considerazione soprattutto nelle denominazioni Evangeliche e Fondamentaliste conservatrici, ma è presente anche nel Cattolicesimo. Questo fenomeno può avere anche cause psicopatologiche, parapsicologiche e demoniache e necessita un attento discernimento sulla base del cammino del credente, che rappresenta la discriminante che consente di comprendere se ci troviamo al cospetto di una realtà squisitamente mistica. Nel Nuovo Testamento, il libro degli Atti degli Apostoli racconta di come lingue di fuoco scesero sulle teste degli Apostoli, accompagnate dalla miracolosa capacità di parlare in lingue a loro sconosciute, ma riconoscibili da altre persone presenti come lingue native (cf. At 2, 4-11). Sembra che lo stesso fenomeno si manifestasse anche a Cesarea: “Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio” (At 10, 44-46).[23]

 

IV. Alcuni significativi esempi dei mistici

 

  1. Le stimmate di S. Francesco

Dal racconto di S. Bonaventura da Bagnoregio, possiamo cogliere quanto accade nel settembre 1224 sul monte de La Verna. Francesco d’Assisi, due anni prima della morte, giunto all’apice del suo cammino di perfezione e di conformazione a Cristo, riceve il dono delle stimmate.

“Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate, discendere dalla sublimità dei cieli: esso, con rapidissimo volo, tenendosi librato nell’aria, giunse vicino all’uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l’effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce. Due ali si alzavano sopra il suo capo, due si stendevano a volare e due velavano tutto il corpo. A quella vista si stupì fortemente, mentre gioia e tristezza gli inondavano il cuore. Provava letizia per l’atteggiamento gentile, con il quale si vedeva guardato da Cristo, sotto la figura del serafino. Ma il vederlo confitto in croce gli trapassava l’anima con la spada (cf. Lc 2,25) dolorosa della compassione. Fissava, pieno di stupore, quella visione così misteriosa, conscio che l’infermità della passione non poteva assolutamente coesistere con la natura spirituale e immortale del serafino. Ma da qui comprese, finalmente, per divina rivelazione, lo scopo per cui la divina provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l’incendio dello spirito. Scomparendo, la visione gli lasciò nel cuore un ardore mirabile e segni altrettanto meravigliosi lasciò impressi nella sua carne. Subito, infatti, nelle sue mani e nei suoi piedi, incominciarono ad apparire segni di chiodi, come quelli che poco prima aveva osservato nell’immagine dell’uomo crocifisso. Le mani e i piedi, proprio al centro, si vedevano confitte ai chiodi; le capocchie dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani e nella parte superiore dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Le capocchie nelle mani e nei piedi erano rotonde e nere; le punte, invece, erano allungate, piegate all’indietro e come ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sul resto della carne. Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro sangue, imbevendo la tonaca e le mutande.”[24]

Il fenomeno mistico della stigmatizzazione si manifesta dopo la visione di un serafino con sei ali. Ammirando l’essere angelico, Francesco scopre la figura di un uomo crocifisso e trafitto nelle mani e nei piedi su una croce. Il Poverello prova grande dolore nel vedere quelle ferite, ma il suo cuore è nella pace. Quando questa figura scompare, si ritrova con mani, piedi e costato feriti, con i chiodi che sporgono e con il sangue che sgorga copiosamente. Sono i segni di Gesù Crocifisso, che rappresentano la notevolissima conformazione a Cristo raggiunta dall’Assisiate. È interessante notare che, dopo la visione del serafino, appaiono non solo le ferite, ma anche gli strumenti della crocifissione, ossia i chiodi. Rispetto ad altri personaggi stimmatizzati, questa modalità rappresenta una novità. È il premio dato da Dio per gratificarlo, visto il suo costante desiderio di unione con il Signore. Le stimmate non costituiscono un evento estemporaneo, ma un dono di Dio, una manifestazione della sua bontà e della sua misericordia. Francesco è trasformato nel Crocifisso, come conseguenza di un cammino speso nell’amare il Signore con tanta intensità, fedeltà e forza. Vi è, dunque, la costanza e la determinazione da parte del Poverello di conformarsi al Cristo povero e crocifisso. Questa importante motivazione e tutto il suo itinerario penitenziale lo pongono nelle condizioni di ricevere le ferite della passione. Ciò vuol dire che non è possibile scindere il percorso di unione con Cristo dall’evento delle stimmate. Va anche detto che il santo di Assisi è protagonista di altri fenomeni mistici, sempre frutto di una totalizzante comunione con il Signore, quali l’estasi, il discernimento degli spiriti, la quiete, la profezia, la morte mistica, le visioni, la notte ed altri ancora. Ciò testimonia che la sua spiritualità ha, nella conformazione a Gesù povero, l’elemento centrale e che l’unione con lui diventa così radicale da originare fatti di natura soprannaturale.[25]

  

  1. Levitazione ed estasi in S. Giuseppe da Copertino

Il francescano conventuale Giuseppe da Copertino (1603-1663) è comunemente conosciuto come il Santo dei voli, in virtù del fenomeno della levitazione, che ne caratterizza il vissuto spirituale-mistico. Questo evento straordinario, espressione della sua comunione con Cristo, si ripete più volte, causandogli anche sofferenze a causa del fanatismo che andava ad alimentare tra il popolo. Questa forma di espressione esterna del suo profondo vissuto interiore si verifica per la prima volta il 4 ottobre 1630, quando, alla fine della processione di S. Francesco in quel di Copertino, si leva in volo fino a raggiungere l’altezza del pulpito. In lui la levitazione era unita sovente al rapimento estatico: il religioso pugliese si sente attratto da una forza misteriosa, che lo solleva da terra. Tutto ciò si realizza quando padre Giuseppe è in preghiera, in modo particolare quando celebra la Messa oppure quando si trova al cospetto di una immagine sacra o semplicemente quando ode il nome di Gesù e della Madonna. I voli per questo santo sono indice di un cammino mistico, che raggiunge progressivamente la perfezione. Vive con grande intensità il Triduo Pasquale, sperimenta prostrazione e dolore il venerdì santo e i suoi voli il giorno di Pasqua. Così accadde nel marzo del 1647 quando, nella Messa pasquale, resta sollevato da terra dall’elevazione alla comunione. Quando sperimenta la levitazione era sospeso in aria, rigido al punto che i confratelli constatano l’insensibilità del suo corpo e l’intenso colloquio con Dio. Sovente “volava” al di sopra o nei pressi dell’altare. Davvero numerose sono le testimonianze che attestano il fenomeno della levitazione nel santo pugliese.[26]

  1. Le stimmate ed altri fenomeni mistici in S. Pio da Pietrelcina

Pio da Pietrelcina già da piccolo comprende di essere chiamato alla vita religiosa e già in tenera età vive fenomeni straordinari, che anticipano la grande portata di quelli che da adulto lo contraddistingueranno. Si afferma come apostolo del confessionale, grazie ai suoi speciali carismi, dell’Eucarestia e sapiente direttore spirituale. Riceve le stimmate nel 1938, evento questo che lo pone al centro dell’attenzione, al punto che una moltitudine di gente si reca a S. Giovanni Rotondo per incontrare il frate stimmatizzato, sul quale, purtroppo, si riversano calunnie e restrizioni imposte dalla S. Sede. In seguito, però, tutte le misure sono revocate, perché è acclarata la buona fede del religioso, il quale continuerà ad operare per il bene dei fratelli, con la preghiera, le confessioni e la S. Messa. Ricchissimo è il suo Epistolario, che evidenzia la solidità di un cammino mistico progressivo ed avvincente, espresso non soltanto da fenomeni eccezionali, ma anche da un percorso di conversione che si gioca, giorno per giorno, nella sequela di Cristo, secondo l’esempio di Francesco d’Assisi. Sperimenta il carisma della profezia e quello di scrutare in profondità il cuore dei fedeli. Spesso si trova in bilocazione. Per cinquant’anni porta i segni delle stimmate ed ha abbondanti visioni del Signore, della Madonna e degli angeli. Si tratta di una concentrazione di doni rara a trovarsi nella storia della mistica cristiana. Famosi sono i suoi esorcismi, mediante i quali riesce a liberare molte persone in balìa del nemico. Tuttavia, egli è da considerarsi un mistico autentico soprattutto in virtù del fatto che la sua comunione con Cristo raggiunge i massimi livelli di maturità ed una evidente santità di vita. Ciò è possibile anche per la sua continua ascesi, caratterizzata da molte penitenze e rinunce, motivate dal desiderio di elevare il livello della sua vita spirituale e, conseguentemente, essere, come Francesco d’Assisi, irreprensibile nella sequela del Signore. In perfetto stile cappuccino, vive la regola del Poverello con amore e frutto, amandola come splendida via di santificazione e di vita eterna. La sua spiritualità è squisitamente cristologica. Egli mette Cristo al centro del suo cuore e della sua mente ed ama soffermarsi sui misteri della passione e della morte del Redentore, con il desiderio di una piena conformazione soprattutto nella dimensione del dolore, realtà che si verifica non solo per il dono delle stimmate, ma anche per le sofferenze derivanti dalle incomprensioni che porta nel cuore con pazienza.[27]

            I fenomeni mistici hanno un valore importante nell’esperienza mistica, ma non rappresentano la totalità di questo tipo di vissuto, che ha nella comunione intima, trasformante e totalizzante con Cristo il proprio centro. I mistici cristiani sono battezzati che raggiungono un notevole livello di vita spirituale, in virtù di un cammino teologale giunto a maturazione, di un percorso battesimale pervenuto alla massima espressione. Essi dimostrano di coltivare in modo profondo e continuo il proprio legame con il Signore, realizzando una piena armonia tra preghiera e apostolato. Notevole è l’apporto che il mistico dona alla comunità ecclesiale: le sue intuizioni arricchiscono la Chiesa, la stessa che, attraverso la Parola e i Sacramenti, gli offre un prezioso nutrimento. Egli non resta fuori dal cammino dei credenti, anzi offre il proprio contributo in modo fattivo ed autorevole. Quale il ruolo dei fenomeni mistici in questo contesto? Essi sono rivelatori di tutta questa ricchezza interiore ed esteriore, sono indice del raggiungimento di un elevato livello di vita cristiana, con l’orazione che perviene al vertice delle sue potenzialità ed una vita apostolica di alto profilo. Gli eventi straordinari sono lo specchio di tutto questo patrimonio, ma non coincidono con esso. I fatti eccezionali vanno integrati nel cammino del credente: più questi è maturo, più i fenomeni hanno un significato teologico-esistenziale. Visioni, apparizioni, stimmatizzazioni ecc. rappresentano un’autentica espressione mistica solo se nascono da un cammino spirituale ricco e maturo. Mai queste manifestazioni vanno isolate dalla spiritualità di chi le sperimenta perché essa è la cartina di tornasole, la prova, la verifica circa la loro bontà. In definitiva, è l’itinerario di fede del cristiano il criterio di valutazione su ciò che di straordinario accade in detto percorso.  

[1] Abbreviazioni: CCC: Catechismo della Chiesa Cattolica; NDIM: Nuovo Dizionario di Mistica, Città del Vaticano 2016; DFM: Dizionario dei Fenomeni Mistici Cristiani, Milano, 2014.

[2] Cf. A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Cinisello Balsamo (Mi) 1989.

[3] A Gentili, Fenomeni mistici in generale, NDIM, 797.

[4] Abbiamo riscontrato ben 67 casi!

[5] R. Di Muro, La mistica di Santa Chiara. Dimensioni e attualità, Roma 2014, 10-11.

[6] CCC, 2014.

[7] Di Muro, La mistica di Santa Chiara, 12-13.

[8] U. Occhialini, Prefazione, DFM, 8.

[9] Cf. Ivi, 8-9.

[10] Cf. J. Malley, Fenomeni mistici in particolare, NDIM, 800-801.

[11] Gentili, Fenomeni mistici, 797.   

[12] Ivi, 798.

[13] Cf. Ivi, 798.

[14] Cf. Ivi, 798-799.

[15] Cf. Di Muro, La mistica di Santa Chiara, 107-108.

[16] L’apparizione è la manifestazione sensibile del soprannaturale, di una realtà solitamente invisibile. Si tratta perciò del rivelarsi in modo visibile di un essere o di un oggetto sotto forma extranaturale, la cui vista è inspiegabile e inconsueta in relazione al tempo e al luogo in cui avviene. Le apparizioni possono riguardare Dio, la Vergine Maria, i santi, gli angeli, i demoni. In questi eventi straordinari si riscontra il carattere sensibile, cioè il percepire con i sensi e l’immaginazione una presenza come realtà corporea. L’oggetto delle apparizioni può essere pertanto visto, toccato o avvertito come presente. Il senso maggiormente coinvolto in questo fenomeno è la vista che si associa all’udito e all’olfatto, anche il tatto viene interessato con il compito di confermare il senso di presenza dell’apparizione (Cf. R. Di Muro, Apparizione, DFM, 23).        

[17] Cf. Di Muro, Apparizione, 23-24.

[18]  Per estasi si deve intendere la condizione in cui si trova l’uomo quando trasferisce in Dio tutte le sue facoltà intellettive, volitive e sensitive. L’esperienza divina è così forte da investire sia il corpo che l’anima. Tuttavia, in questi casi, soprattutto nei processi di canonizzazione, la Chiesa mostra una certa prudenza in ragione del fatto che questi fenomeni hanno immediata causalità in Dio. Il credente è inondato di indicibile gioia ed è, per grazia divina, posto nello stato di sperimentare una comunione con il Signore, da definirsi ineffabile e particolarmente profonda. Non si tratta di una situazione alienante per l’uomo, il quale, al contrario, è esaltato, in virtù del coinvolgimento dell’intelletto e della volontà. Questo tipo di manifestazione indica che ci troviamo al cospetto di un cammino spirituale pervenuto a livelli molto alti (Cf. R. Di Muro, Estasi, DFM, 54).

[19] Cf. Di Muro, Estasi, 55-59.

[20] La levitazione è la sospensione del corpo in aria senza alcun supporto ed in evidente contrasto con la legge di gravità. Questo fenomeno è motivato da una sovrabbondanza d’amore da parte del mistico, ma anche da un anticipo di vita gloriosa nella dimensione della risurrezione concesso da Dio. Si tratta di una condizione indice di una vita spirituale ad uno stadio di considerevole maturità (Cf. R. Di  Muro, Levitazione, DFM, 81).

[21] Cf. Di Muro, Levitazione, 81.

[22] La Glossolalia dal greco γλώσσα (glossa), lingua e λαλέω (laléo), parlare, indica il “parlare in altre lingue”. Più precisamente, per glossolalia si intende: la pronuncia di ciò che può essere o una lingua esistente ma ignota a chi parla (xenoglossia o xenolalia), o le parole di un linguaggio mistico sconosciuto, o semplici vocalizzi e sillabe senza senso; a volte appare come parte di un rito religioso. Ad esempio nel Cristianesimo, il parlare in varie lingue è considerato un dono di Dio per mezzo dello Spirito Santo: come descritto negli Atti degli Apostoli, nella lettera ai Romani e nella prima lettera ai Corinzi, è uno dei santi doni dello Spirito dati da Dio ai fedeli, con significative variazioni dal giorno di Pentecoste a oggi. La glossolalia è anche incorporata in altre fedi religiose come componente dell’adorazione (R. Di Muro, Glossolalia, DFM, 66).

[23] Cf. Di Muro, Glossolalia, 66-67.

[24] S. Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda Maior, XIII,3: FF 1225-1226.

[25] Cf. R. Di Muro, Le stimmate di S. Francesco, DFM, 154-158.

[26] Cf. R. Di Muro, S. Giuseppe da Copertino, il santo dei voli, DFM, 163-166.

[27] Cf. R. Di Muro, Il vissuto mistico nella scuola francescana, in M.R. Del Genio-R. Di Muro (a cura), Ecco io sto alla porta e busso, Città del Vaticano 2014, 248-249.


it_ITItaliano